Estate: evitiamo spiacevoli incontri!
L’arrivo della bella stagione presenta qualche inconveniente che potrebbe disturbare la serenità del periodo: incontri indesiderati con animali e insetti, infatti, sono i più fastidiosi effetti collaterali di questo periodo dell’anno!
“Sua maestà” la zanzara: prevenzione e cura dalla puntura!
La puntura di zanzara, in particolare della zanzara tigre che ha ormai soppiantato quella europea, è responsabile di reazioni per lo più di tipo cutaneo, con arrossamento e prurito, e in alcuni casi con anche la comparsa di ponfi che durano più a lungo o di noduli che potrebbero anche residuare fenomeni cicatriziali.
Normalmente il fastidio passa da sé, ma certamente possono essere utili impacchi freddi o qualche applicazione locale di una pomata cortisonica, mentre in caso di reazione allergica è utile una crema antistaminica o un antistaminico assunto per via orale; molta attenzione alle punture palpebrali, si corre il rischio di edema e gonfiore intenso.
Ovviamente la protezione migliore è prevenire la puntura attraverso l’utilizzo di repellenti ambientali o da applicarsi su cute e vestiti come la Dietiltoluamide (DEET) ad esempio, mentre per i bambini vanno scelti prodotti naturali a base di citronella, menta, basilico, limone.
Se invece siamo arrivati tardi con la prevenzione, come dopo puntura esistono moltissimi prodotti efficaci, dagli stick a base di ammoniaca, agli olii di Tea Tree, calendula e aloe che riducono sensibilmente il prurito e l’arrossamento.
Raramente il morso della zanzara comporta rischi seri per la salute, anche se va segnalata la possibilità d’infezioni virali veicolate da questi insetti come la febbre di Chikungunya, detta anche “febbre spaccaossa” per l’intenso dolore che può provocare; la febbre di Dengue, che si caratterizza per intensi fenomeni emorragici; l’infezione da virus Zika, che può provocare febbre, dolori articolari e fenomeni congiuntivali.
S.O.S. punture degli imenotteri!
Ben più serie possono essere le conseguenze delle punture degli imenotteri, in particolare apidi (api, bombi), vespidi (vespe, calabroni) e formicidi (formiche rosse).
Le reazioni possono essere locali con intenso dolore e arrossamento, gonfiore e indurimento di una zona circostante più o meno estesa, che tendono a progredire fino alle 48 ore successive, ma che possono persistere anche per una settimana e coinvolgere zone molto estese.
Se a questo si accompagnano brividi e febbre è probabile che la puntura abbia scatenato una piccola infezione del nostro organismo, che rende necessario l’intervento del medico.
In caso di allergia, invece, è l’intero organismo a essere coinvolto con la comparsa di broncospasmo e ipotensione refrattaria ai trattamenti, con massima allerta in caso di shock anafilattico, che si manifesta dopo pochi minuti fino a qualche ora dopo la puntura e che coinvolge non solo la cute ma anche l’apparato respiratorio e quello vascolare.
Quest’ultimo caso deve essere gestito in ambiente sanitario il più rapidamente possibile, ma è importante che la persona che sa di poter avere questa reazione abbia sempre con sé un kit di pronto uso e auto-somministrazione a base di adrenalina, per interrompere la reazione e avere il tempo di raggiungere un centro medico.
Cosa fare in caso di puntura di ape?
Le api non pungono deliberatamente, ma solo se vengono provocate o si sentono in pericolo, in quanto il loro pungiglione rimane all’interno della ferita provocandone la loro morte.
Se però aggrediscono in branco, gli esiti possono essere particolarmente gravi e dipendono ovviamente dal numero di punture e dalla quantità di veleno inoculata, nonché dalla sensibilità del soggetto nei confronti del veleno stesso.
In caso di puntura è importante rimuovere il pungiglione il più velocemente possibile, facendo attenzione a non schiacciare la sacca velenifera che sta alla base del pungiglione stesso e che potrebbe rilasciare ulteriore veleno nei tessuti; suggerisco di utilizzare il bordo di un coltello o di una carta di credito raschiando leggermente la zona per cercare di estrarlo, senza praticare incisioni o altro.
Una volta tolto il pungiglione è importante applicare subito del ghiaccio attraverso una pezzolina di stoffa per ridurre il dolore e la vascolarizzazione sull’area, e successivamente unguenti anestetici o creme a base di corticosteroidi; solo in caso di reazione dolorosa intensa è possibile somministrare antiinfiammatori/antidolorifici e, i caso di allergia, antistaminici per bocca.
I vespidi: attenzione alle allergie!
A differenza delle api, i pungiglioni dei vespidi non rimangono nella cute, per cui ogni singolo animale può procedere a più punture.
Il loro veleno contiene sostanze fortemente allergizzanti, per cui in caso di comparsa di sintomi come difficoltà respiratoria, tachicardia, ipotensione, gonfiore delle prime vie aeree, non bisogna perdere tempo a tentare di intervenire, ma è fondamentale recarsi immediatamente nel più vicino centro medico.
Pericolo puntura? Ecco come comportarsi!
La prevenzione nei confronti delle punture d’insetti e imenotteri è molto importante e consiste in una serie di comportamenti e suggerimenti da seguire:
- applicare repellenti cutanei e non infastidire o cercare di colpire gli animali, ma anzi allontanarsi con calma;
- indossare maniche e pantaloni lunghi quando si frequentano luoghi dove il rischio è maggiore e non camminare a piedi nudi;
- Evitare l’uso di profumi e deodoranti, shampoo, saponi particolarmente profumati, perché potrebbero avere effetto fortemente attrattivo;
- prestare particolare attenzione in prossimità di corsi d’acqua, cespugli fioriti, ma anche spazzatura, tutti ambienti particolarmente graditi a questi animali;
- tenere sempre ben coperte bibite zuccherine, birra e alimenti che risultano estremamente gradite.
Attenzione al morso della zecca!
Più frequente e pericoloso di quanto si possa immaginare, il morso della zecca è generalmente indolore, grazie alla saliva che contiene principi attivi anestetici e antiinfiammatori che ne limitano la percezione nell’uomo, grazie a questa tecnica, infatti, è spesso difficile accorgersi di loro, specie quando si attaccano al dorso o in zone difficilmente ispezionabili, anche a distanza di giorni.
I luoghi prediletti dalle zecche sono gli ambienti boschivi, prati, stalle e ricoveri di animali, in quanto le zecche non sono particolarmente selettive e attaccano un po’ tutti gli animali, selvatici e non, dai quali possono trarre sangue e nutrimento; per questo motivo i cani andrebbero sempre protetti con prodotti e collari specifici.
A livello preventivo è importante indossare indumenti coprenti quando si frequentano luoghi potenzialmente a rischio, quali prati e zone erbose ad esempio, oltre all’uso di repellenti specifici e un’accurata ispezione corporea e del pelo del proprio animale una volta rientrati dalla passeggiata.
Cosa fare in caso di morso si zecca?
Quando si viene morsi da una zecca la prima cosa da fare è cercare di rimuoverla per evitare che possa trasmettere gli agenti patogeni che le sono propri, utilizzando delle pinzette poste il più possibile adese alla cute dove è ancorato il parassita, ruotandolo leggermente e stando attenti che sue parti non rimangano all’interno della pelle.
Dopo la puntura della zecca è fondamentale il monitoraggio di alcune settimane e il riconoscimento dei segni di un’eventuale infezione; nello specifico, se notate un arrossamento che tende a espandersi rimanendo più chiaro al centro e più scuro ai margini, chiamate subito il vostro medico, perché in poco tempo potrebbe diffondersi anche su altre parti del corpo.
La sua sintomatologia può essere estremamente varia e diversa a seconda dello stadio della malattia: nella prima fase è fondamentalmente a espressione cutanea, con il già citato arrossamento, ma anche con la possibile formazione di noduli e papule rilevate; in una seconda fase, invece, si assiste alla diffusione sistemica con comparsa di febbre, dolori muscolari e articolari, cefalea, profonda stanchezza e coinvolgimento oculare con prurito, bruciore e fotofobia; il terzo stadio, il più grave, può essere raggiunto se non viene messa in atto tempestivamente un’adeguata terapia antibiotica e può dar luogo ad artrite, encefalomielite (infiammazione a carico del sistema nervoso centrale), dermatite cronica atrofizzante a carico degli arti inferiori, neuropatia periferica, miocarditi (infiammazioni cardiache) e meningite.
La zecca potrebbe trasmettere anche un’infezione di tipo virale conosciuta come TBE, encefalite da zecca: in una prima fase si manifesta con sintomi simil-influenzali quali febbre, mal di gola, cefalea, stanchezza e dolori articolari, mentre nella seconda fase comporta gravi effetti sul sistema nervoso centrale.
Purtroppo l’infezione non dà immunità permanente, per cui una volta guariti è possibile riammalarsi a distanza di tempo.
Occhio alle meduse: guarda sempre in acqua!
Tra gli animali che maggiormente potrebbero rovinare il piacere di una vacanza al mare vanno sicuramente annoverate le meduse, che negli ultimi 20-30 anni sono in aumento anche alle nostre latitudini.
Si tratta di animali moto affascinanti da un punto di vista estetico, ma che possono creare non pochi fastidi: quella che chiamiamo puntura, in realtà è una sostanza urticante che questi animali sprigionano nel momento in cui si sentono minacciati o sono impauriti, ma in realtà non attaccano, né tantomeno mordono o pungono.
Sulla parte più distale dei tentacoli hanno delle cellule dette cnidociti, che contengono sacchetti di liquido urticante (nematocisti) e formazioni spiraliformi (spicole) che funzionano come piccole frecce: nel momento in cui arrivano a contatto con una persona le nematocisti si attaccano alla pelle e le spicole liberano il loro veleno.
Nel caso veniate “punti”, quindi, è importante lavare immediatamente la parte interessata con acqua di mare, non con acqua dolce che provocherebbe per fenomeno osmotico la rottura delle vescicole e la fuoriuscita di altro liquido; una volta pulita bene la parte e rimossi i residui è sicuramente utile l’applicazione di un gel al cloruro di alluminio, per la sua spiccata attività lenitiva e capacità di bloccare la diffusione delle tossine.
L’utilizzo di creme a base antistaminica, che hanno anche una certa attività anestetica locale, o cortisonica se l’antistaminico non ha dato risposta significativa, può essere utile se la sensazione di prurito è importante e prolungata e se l’infiammazione regredisce troppo lentamente; l’intensità della reazione, infatti, è correlata a diversi fattori quali la superfice esposta al contatto, l’età del soggetto (normalmente i bambini e gli anziani risultano più sensibili), le condizioni di salute, nonché alla specie di medusa e alla composizione del suo liquido urticante.
È importante ricordare, per evitare che sulla pelle si formino cicatrici o macchie poi difficili da eliminare, di non esporsi al sole nei 2-3 giorni successivi o farlo soltanto dopo aver applicato una crema solare a protezione molto alta, ripetendo l’applicazione frequentemente.
Attenzione dove metti i piedi! I rischi del pesce ragno.
Un altro incontro molto fastidioso che possiamo fare al mare, anche se meno frequente, è quello con la tracina o pesce ragno, specialmente in presenza di fondali sabbiosi e fangosi o nelle vicinanze della riva e delle secche.
Attraverso le spine che ha sul dorso, dalle 5 alle 7, può iniettare un potente veleno che in breve tempo provoca intenso dolore, nausea, vomito, ipotensione, fino a paralizzare i muscoli in alcuni casi.
In caso di contatto, nessuna tragedia, è importante cercare di mantenere la calma per evitare che ansia e tachicardia aumentino la diffusione del veleno nel corpo e, una volta arrivati a riva, verificare se nella zona siano rimaste spine o pezzi di esse, che vanno velocemente estratte per ridurre il dolore ed evitare il diffondersi d’infezioni.
Una volta pulita e disinfettata la ferita immergere la parte colpita, solitamente il piede, in acqua calda (dolce o salata non importa), perché le tossine del veleno del pesce ragno sono fortemente termolabili; terminata questa fase si può applicare uno stick a base di ammoniaca o acido cloridrico diluito, oltre a creme cortisoniche o antiinfiammatorie per ridurre il dolore.
Dopo il mare, la montagna: il morso della vipera!
Per gli amanti della montagna concludiamo con un animale che conoscerete certamente molto bene: la vipera.
Vista la pericolosità del suo morso, se si va in luoghi potenzialmente a rischio è importante vestirsi con calzettoni e calzature alte, non sedere su muretti, specie se esposti al sole, o su cataste di legna senza aver prima battuto la zona con un bastone e, ugualmente, battere con il bastone anche sul sentiero davanti a sé quando l’erba alta impedisce una buona visuale.
Le vipere, infatti, attaccano solo se avvertono un pericolo prossimo e inevitabile, altrimenti scappano: in caso di morso rimanete tranquilli, perché in primo luogo non sempre con il morso viene anche rilasciato il veleno, e comunque nel ci vogliono almeno un paio di ore prima che inizino le reazioni sistemiche importanti, per cui c’è tutto il tempo di intervenire.
All’inizio, contestualmente alla sensazione dominante di dolore molto forte seguito da arrossamento, notevole gonfiore e comparsa di ecchimosi, è assolutamente importante togliere dalla parte colpita anelli, bracciali e tutto ciò che potrebbe diventare difficile rimuovere successivamente in caso di gonfiore.
Dai 30 minuti in poi potrebbero comparire sintomi quali vertigini, nausea, mal di testa, ipotensione e tachicardia, oltre che un significativo abbassamento della temperatura corporea; se non è possibile chiamare un medico o andare in un centro ospedaliero, ricordate di non incidere la parte colpita, non cercare di succhiare il veleno, lavare la ferita con abbondante acqua e disinfettare con acqua ossigenata o disinfettanti a base acquosa se possibile, ma niente liquidi alcolici, né tanto meno somministrare bevande alcoliche o antidolorifici perché tutte queste cose provocherebbero vasodilatazione e aumenterebbero la circolazione del veleno.
Soltanto a distanza di molte ore, e se non si sono ricevute cure, potrebbero comparire segni di scompenso emodinamico e compromissione a livello digestivo, respiratorio, renale, nervoso e anche severi problemi di coagulazione, un’eventualità per fortuna molto rara, in quanto solitamente il tempo per arrivare a tale situazione è ampiamente sufficiente a raggiungere un centro ospedaliero.
Dottor Gamberini Stefano
Farmacista presso AFM Farmacie Comunali Ferrara